Stampa flessografica – Volmar

La stampa flexografica è un particolare metodo di stampa, spesso conosciuto semplicemente come stampa flexo o flessografia. Questa tecnica, molto utilizzata per il packaging alimentare, presenta numerosi vantaggi nella personalizzazione degli imballaggi, per ottimizzare le strategie di marketing e valorizzare al meglio i prodotti attraverso il packaging design.  Ecco come funziona la stampa flexo e quali sono le sue applicazioni nell’ambito del packaging degli alimenti.

Cos’è la stampa flessografica?

Il significato di stampa flexografica trae origine dalla flessibilità del materiale inizialmente usato per le matrici, da cui deriva appunto la dicitura “flexografia”. Si tratta della giunzione di due termini, fless o flex che sta per flettere o flesso e grafia.

In particolare, la flessografica è una tecnica di stampa rotativa in cui il trasferimento dell’inchiostro avviene da apposite lastre per la stampa flessibili, ovvero le matrici chiamate anche cliché, sul supporto da stampare. Quest’ultimo può essere un’ampia varietà di materiali, tra cui carta, film metallici e polimeri plastici.

Trattandosi di una stampa diretta, le matrici trasferiscono l’inchiostro direttamente sul supporto, esercitando una leggera pressione attraverso un apposito cilindro intorno al quale è avvolto il materiale per la stampa. La stampa flexo garantisce diversi vantaggi:

  • automatizzazione del processo di stampa;
  • alta velocità di stampa su larga scala;
  • ridotta manutenzione delle macchine;
  • regolazione semplificata della stampa;
  • possibilità di modificare la stampa in modo rapido;
  • compatibilità con inchiostri ecosostenibili a base d’acqua;
  • vasta gamma di inchiostri idonei.

Stampa flessografica: come funziona

A questo punto, vediamo più nel dettaglio in che cosa consiste il processo flessografico, per capire meglio il funzionamento della stampa flexo. In particolare, nella flessografia il materiale usato per l’imballaggio ruota mediante i rulli, tra i quali passa l’inchiostro che viene trasferito per contatto al supporto di stampa.

Ad applicare l’inchiostro è il rullo anilox, caricato da un calamaio colmo d’inchiostro liquido, con una lama che rimuove l’eccesso dal materiale in modo analogo a quanto avviene con la stampa rotocalco. In alcuni sistemi flexo, invece, l’inchiostro viene applicato da un rullo gommato, il quale prende l’inchiostro da un apposito recipiente e lo trasferisce al rullo anilox.

Il rullo anilox dispone di varie cellette nelle quali si deposita l’inchiostro, con un numero variabile da un minimo di 80 fino a un massimo di 800 per ogni centimetro. Maggiore è il numero delle cellette dell’anilox più dettagliata sarà la grafica, mentre i rulli anilox con un numero ridotto di cellette sono utilizzati soprattutto per la stampa a fondo pieno.

L’inchiostro caricato nelle cellette del rullo anilox si stacca e finisce nella matrice, grazie alla consistenza stessa dell’inchiostro e alla diversa tensione superficiale tra il materiale del cliché e quello dell’anilox. Infine, il supporto da stampare viene bagnato con l’inchiostro e si adatta perfettamente al rullo attraverso la pressione esercitata da quest’ultimo, ottenendo una stampa di qualità, rapida ed efficiente.

Gli inchiostri della stampa flessografica

La stampa flessografica prevede l’utilizzo di un’ampia scelta di inchiostri, uno dei vantaggi di questo processo. In genere si usano inchiostri liquidi e volatili, i quali attraverso la presenza di appositi solventi tendono ad asciugarsi rapidamente e ottimizzare le performance di stampa. Questo aspetto permette di impiegare la stampa flexo su vari materiali, dalle plastiche al cartone ondulato fino al legno.

Questo metodo non inquina ed è compatibile con le norme igienico-sanitarie previste per il packaging alimentare. Oltre agli inchiostri a base di solvente, la flessografia è compatibile anche con gli inchiostri a base d’acqua, i quali non rilasciando nessun residuo durante la stampa, ad esempio i composti organici volatili (COV), e sono considerati una soluzione ottimale per i processi di stampa più ecologici con un ridotto impatto ambientale.

La stampa flexo può utilizzare anche gli inchiostri UV, ovvero dei particolari tipi di inchiostri che si attivano quando vengono esposti ai raggi UV. Si tratta di pigmenti fluorescenti utilizzati fin dagli anni ’60, soprattutto per i documenti di un certo pregio come francobolli e carte valori. Oggi trovano applicazione anche con altre tipologie di supporti come i film per il food packaging, grazie ai nuovi inchiostri privi di prodotti chimici a base di BPA.

Le macchine flessografiche

Una macchina da stampa flessografica può avere una struttura diversa a seconda delle esigenze di stampa. I modelli in linea stampano su un lato con un funzionamento rotativo e dispongono di una serie di elementi di stampa differenti per ogni colore. Anche i sistemi planetari a tamburo centrale stampano in genere solo da un lato, tuttavia sono in grado di ridurre le deformazioni del materiale e assicurano un’elevata precisione del registro.

Le macchine flessografiche stack a cilindri indipendenti, invece, sono dispositivi rotativi senza un unico cilindro centrale come avviene nelle macchine planetarie. In questo caso, ogni unità di stampa o numero di colori dispone di un cilindro dedicato, una configurazione compatibile con un alto livello di automazione in grado di offrire prestazioni elevate di stampa e un’ottima precisione.

Volmar mette a disposizione un’ampia gamma di soluzioni per il packaging alimentare di qualità, con diversi prodotti compatibili con la stampa flexo. Tra questi ci sono le bobine di film flessibili adatte alla stampa flessografica HD fino a 10 colori, la carta accoppiata stampabile esternamente fino a 8 colori con gli inchiostri ecologici all’acqua e gli imballaggi sostenibili a basso impatto ambientale per ridurre l’impronta ecologica del food packaging.

 

Previous PostNext Post